Più
che un villaggio, Lalla è una vasta area disseminata di tucul,
alla cui ombra cresce il lalla, un arbusto molto duro, dal quale
la zona avrebbe mutuato il nome.
Cè
anche, però, chi dice che il nome avrebbe avuto un'origine più
poetica: un balabat (signore) che viveva sul monte Damota scese
un giorno con il figliolo verso l'attuale territorio di Lalla.
Vicino al fiume il bambino vide il lallu, un fiore seminascosto
tra le foglie, e si fermò ad accarezzarlo. Il severo balabat si
commosse e sentenziò: "Questo luogo si chiamerà Lalla".
A
parte queste curiosità, chi ha fatto entrare Lalla nella storia
della chiesa del Wolaita non è stato né l'arbusto duro che cresce
accanto ai tucul, né il fiore color cremisi in gronda al fiume,
ma la barba arruffata di Abba Pascal che vi arrivò da Dubbo in
un imprecisato giorno del 1931 e vi portò il Vangelo. Il missionario
costruì una cappella per il Signore, un tucul per sé e una scuoletta
per i ragazzi che dopo la lezione accompagnava a lavorare nel
campo che aveva comprato perché capissero che imparare a leggere
non comportava necessariamente l'impiego in un ufficio statale,
ma significava soltanto liberarsi dalla schiavitù dell'ignoranza,
uguale, se non peggiore, a quella sperimentata e sofferta dai
loro antenati.
Con quattro
anni di catechesi quotidiana, di visite ai malati, di colloqui
con gli anziani e di lotte con gli stregoni (a uno portò via gli
strumenti del mestiere, a un altro glieli rese inservibili), Abba
Pascal cambiò radicalmente Lalla, tanto che la gente fu chiamata
Pascala asa (gente di Pascal); il ruscello che scorre ancora ai
confini del territorio, Pascala sofà (ruscello di Pascal); la
scuola Abba Pascala Timihert ketta (scuola di Abba Pascal) e la
sorgente d'acqua Abba Pascala fultua (sorgente di Abba Pascal).
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