Gondar
Gondar (meno comunemente scritto Gonder), pronuncia moderna
G?ender) è un'antica capitale imperiale dell'Etiopia e della provincia
storica del Begemder, attualmente parte della regione di Amhara; generalmente
ci si riferisce alla vecchia provincia di Begemder chiamandola "la
provincia di Gondar". La città si trova a nord del Lago Tana,
sulle rive del fiume Angereb e a sud-ovest delle monti Semièn.
Nel 2005, contava circa 190 000 abitanti.
Storia
Fino al XVI secolo, i negus non erano soliti avere una città
come capitale fissa. Muovendosi continuamente attraverso i loro domini,
preferivano vivere in lussuosi accampamenti temporanei; il sostentamento
della famiglia reale, della guardia imperiale e della corte era garantito
attraverso l'esazione di una tassa sulle coltivazioni e sulla legna, pagata
dai contadini e dai ras locali. Dal pagamento di questa imposta era esentato
il monastero di Debre Berhan, fondato da Zara Yaqob nel 1456.
A partire dall'Imperatore Minas nel 1559, i sovrani d'Etiopia iniziarono
a trascorrere sempre più di frequente il periodo primaverile presso
il Lago Tana. Questi accampamenti, che fiorirono come città per
un breve periodo, includevano Emfraz, Ayba, Gorgora, e Dankaz.
Gondar venne fondata dall'Imperatore Fasilide attorno al 1635, e crebbe
come centro agricolo ed emporio commerciale. Non si sa molto riguardo
al nome: una comune superstizione affermava che, nel momento in cui il
negus decideva il luogo ove fondare la capitale, questa doveva avere quale
lettera iniziale del nome la G: secondo questa credenza il negus battezzò
così la nuova capitale Gonder (inizialmente pronunciata come Gander);
allo stesso modo venne deciso il nome della città di Gorgora (inizialmente
Gargara), sviluppatasi dopo il 1600. Sempre secondo la tradizione fu un
bufalo a condurre l'Imperatore Fasilide presso uno stagno vicino ad Angereb,
dove un "venerabile vecchio eremita" avrebbe predetto all'Imperatore
che egli avrebbe fondato la capitale proprio in quel luogo. Fasilide fece
bonificare lo stagno e vi costruì il proprio castello. L'Imperatore
fece anche realizzare sette chiese; le prime due, Fit Mikael e Fit Abbo,
furono costruite per porre fine a delle epidemie. I cinque imperatori
che gli succedettero sul trono fecero costruire anch'essi i propri palazzi
a Gondar.
Nel 1668, in seguito a un concilio della chiesa locale,
l'Imperatore Giovanni I ordinò che gli abitanti di Gondar fossero
divisi per religione: i Musulmani vennero spostati nell'arco di due anni
in un quartiere apposito, chiamato inizialmente Islamge (in amarico "Luogo
dell'Islam") o Islam Bet ("Casa dell'Islam") e in seguito
Addis Alem. Si ritiene che nel XVII secolo la popolazione di Gondar superasse
le 60.000 persone: nel 1678, il vescovo armeno Hovannes, in visita alla
città, notava che Gondar era "due volte più grande
di Istanbul". Molti degli edifici di questo periodo sono sopravvissuti,
nonostante i tumulti e la decadenza del diciottesimo secolo. Durante il
regno di Iyasu I (1682-1706), la città di Gondar acquisì
una propria identità civica: nonostante l'ordine dell'imperatore
rivolto ai cittadini di abbandonare la città e di seguirlo nella
sua campagna militare contro gli Oromoin Damot e Gojjam, come accaduto
per gli imperatori precedenti, essi rifiutarono. Gondar, sebbene fosse
la capitale, non fu mai una mescolanza di diverse popolazioni, usi e costumi
dell'Etiopia: come dice Donald Levine, "servì piuttosto quale
vettore del veloce sviluppo della cultura amarica stessa. E quindi essa
divenne il centro dell'orgoglio nazionale [...], non come focolaio di
abitudini aliene e immoralità, come è spesso considerata
oggi Addis Abeba, ma come la più perfetta personificazione dei
costumi tradizionali". Come Levine elaborò in una nota, si
trattò di un modello di sviluppo ortogenetico.
La città mantenne il ruolo di capitale dell'Etiopia fino al regno
di Teodoro II che, dopo la sua incoronazione, avvenuta nel 1855, spostò
la capitale imperiale a Magdala. Gondar venne saccheggiata e data alle
fiamme più volte, nel 1864, nel dicembre del 1866 e nel 1887 durante
l'invasione dell'Etiopia da parte del sultano Abdallahi ibn Muhammad.
Nel corso della Guerra d'Etiopia Achille Starace, alla testa di una colonna
motorizzata composta in prevalenza da Camicie nere, occupò la città
il 1º aprile 1936. Sotto l'occupazione italiana Gondar sperimentò
un certo sviluppo urbanistico e fu dotata di un piano regolatore, opera
di Gherardo Bosio. Nel 1938, per iniziativa del governatore Mezzetti,
il Genio militare iniziò a restaurare alcuni dei principali edifici
storici della città, in particolare il Castello e i Bagni di Fasilide.
Durante la seconda guerra mondiale, nel novembre 1941, le truppe italiane
al comando del generale Guglielmo Nasi combatterono qui la Battaglia di
Gondar, in difesa dell'ultimo territorio italiano nell'Africa Orientale
Italiana dopo che Addis Abeba si era arresa alle forze inglesi a maggio.
Durante la Guerra civile etiope le forze del Unione democratica etiope
ottennero il controllo di larga parte della regione del Begemder e, nel
1977 erano sul punto di conquistare la città. Come parte della
Operazione Tewodros verso la fine della Guerra civile etiope, Gondar venne
catturata dal Ethiopian People's Revolutionary Democratic Front nel marzo
1991.
Monumenti e luoghi d'interesse
Gondar è tradizionalmente divisa in numerosi quartieri: Addis Alem,
abitato da Musulmani; Kayla Meda, abitato da Falascia; Abun Bet, ove è
posta la residenza del capo della Chiesa ortodossa etiope; Qagn Bet, il
quartiere della nobiltà. La Gondar moderna è un'attrazione
turistica popolare per le sue pittoresche rovine nell'area della Cittadella
Reale, da cui un tempo gli Imperatori esercitavano il loro potere; è
anche un centro di studi religiosi molto rinomato della Chiesa ortodossa
etiope. Gli edifici più famosi della città si trovano tutti
nella Cittadella reale, risalente al XVII secolo: l'intero complesso,
che copre un'area di circa 70 000 m², è stata dichiarata Patrimonio
dell'Umanità dall'UNESCO nel 1979. Il monumento più importante
e antico è il Castello di Fasilide, posto nella parte meridionale
del complesso: esso presenta un parapetto merlato, intervallato da quattro
torri sormontate dalle caratteristiche cupole. La singolare struttura
è frutto di un'insolita mescolanza di elementi locali con influssi
moreschi, indiani e portoghesi. Il Palazzo di Iyasu è situato a
nord-est rispetto al castello di Fasilide. Definito un tempo "più
bello della casa di Salomone" per i sontuosi arredamenti, che presentavano
sedie e specchi veneziani e pareti decorate con foglia d'oro e avori,
venne pesantemente danneggiato da un terremoto nel 1704 e dai bombardamenti
inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale. A nord del Palazzo di Iyasu
si trovano le rovine della Sala dei banchetti e delle stalle; a ovest
la biblioteca voluta da Giovanni I, pesantemente rimaneggiata durante
l'occupazione italiana. Sempre nel lato nord del complesso sorgono le
rovine del Salone dell'imperatore Dawit (1716-1721) e della Casa del Canto,
ove un tempo si svolgevano riti religiosi e si tenevano spettacoli. Il
successore di Dawit, Bakaffa (1721-1730), vi fece erigere una sala dei
banchetti e le scuderie. Il Castello di Mentewab venne realizzato per
volere della moglie di Bakaffa, e alla stessa si deve il complesso di
Kuskuam.
Nelle vicinanze della città, a circa 2 km in direzione nord-ovest
si trovano i Bagni di Fasilide. Il complesso venne molto probabilmente
realizzato per ospitarvi cerimonie religiose, similari a quelle che ogni
anno si svolgono ancora oggi in occasione del Timkat. Dopo aver riempito
la grande vasca rettangolare con le acque di un fiume lontano 500 km e
dopo la benedizione di un sacerdote, una folla di fedeli vi fa il bagno.
La cerimonia rievoca il Battesimo di Cristo nel Giordano e testimonia
il rinnovamento della professione di fede.
La Chiesa di Debre Berhan Selassie, sopravvissuta al saccheggio dei dervisci
sudanesi attorno al 1880, secondo la leggenda grazie all'intervento di
un enorme sciame d'api, è una delle più belle chiese dell'Etiopia.
Gli affreschi parietali rappresentano un compendio dell'iconografia e
della cultura religiosa etiope: particolarmente famose sono le scene in
cui è rappresentato l'Inferno. La chiesa è frutto di una
ricostruzione del XVIII secolo, sulle rovine di quella precedente, risalente
a più di un secolo prima, e fu fatta erigere da Iyasu I. L'edificio
è circondato da mura intervallate da dodici torri (che simboleggiano
gli apostoli), mentre una tredicesima, più imponente e posta all'entrata,
simboleggia Cristo, rappresentato sotto forma di Leone di Giuda. Alcuni
storici ritengono che Iyasu avesse l'intenzione di trasferirvi l'Arca
dell'Alleanza da Axum.
Gondar è dotata inoltre di un aeroporto e ospita un'Università
con la più importante Facoltà di Medicina del Paese. Il
centro di Gondar mostra anche l'influenza architettonica dell'occupazione
italiana della fine degli anni trenta. La piazza principale ha negozi
caratteristici in porticati, un cinema, e altri edifici pubblici edificati
secondo i dettami del Razionalismo italiano, notevoli nonostante le successive
alterazioni, anche se talvolta la loro manutenzione è negletta.
Sono interessanti da un punto di vista architettonico e sociologico anche
le ville e gli appartamenti nel vicino quartiere che una volta ospitava
gli ufficiali dell'esercito occupante e i coloni italiani.
Demografia
Sulla base del censimento nazionale 2007 condotto dal Central Statistical
Agency dell'Etiopia (CSA), Gondar aveva una popolazione totale di 207.044,
di cui 98.120 uomini e 108.924 donne. La maggior parte degli abitanti
è di religione cristiana ortodossa etiope con l'84,2%,mentre l'11,8%
della popolazione ha dichiarato di essere musulmana e 1,1% erano protestanti.
Il censimento nazionale del 1994 riportava una popolazione totale di 112.249
a 21.695 famiglie, di cui 51.366 uomini e 60.883 donne. I tre maggiori
gruppi etnici riportati in Gondar erano Amhara (88.91%), il Tigrè
(6,74%), e il Qemant (2,37%); tutti gli altri gruppi etnici giungevano
all'1,98% della popolazione. L'amarico era parlato come prima lingua dal
94.57% e il 4,67% parlavano il Tigrino; il restante 0,76% parlava altre
lingue. L'83.31% si professava di religione cristiana ortodosso etiope,
e il 15.83% della popolazione di fede musulmana.
Sono presenti anche un numero considerevole di ebrei etiopi, i Falascia.
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